Incontri di fotografia #13: Sclavanie. Una sfida culturale tra i borghi delle Pre-Alpi Giulie
15 luglio 2021, ore 21:00
La registrazione della diretta è ora disponibile da qui
Lo spazio Lab27 è lieto di annunciare nell’ambito delle attività collaterali alla mostra ‘La montagna. Immagini e disincanto’, il tredicesimo appuntamento di INCONTRI DI FOTOGRAFIA che si svolgerà il prossimo 15 luglio alle ore 21:00. In diretta online su il canale YouTube di Lab27. Incontriamo il fotografo Davide Degano con cui approfondiremo il suo recente progetto documentale “Sclavanie”, un documentario che racconta la riscoperta di un microcosmo geografico, di un’area montana al confine tra Italia e Slovenia, terre di antiche culture e minoranze linguistiche. Il Friuli, regione in Europa dove vengono parlate 4 lingue ufficiali : italiani, sloveno, friulano e tedesco. Sono borghi antichi e incastonati tra i boschi, dove sono depositate storie e memorie di un aspra quanto commovente esistenza. Luoghi che hanno visto guerre, emigrazione, e poi spopolamento. Davide Degano si interroga sul destino degli abitanti radicati su fragili identità, sull’Italia dei piccoli comuni, dei dialetti, della diversità, di un vivere a scala ridotta ma solidale, della faticosa e onesta montagna.
© Davide Degano dalla serie “Sclavanie”
Le popolazioni slave che per prime abitarono le zone montane delle Pre-Alpi Giulie, intorno al VII secolo d.C., trovarono una terra inospitale e incolta. La necessità di trovare un modo per convivere con questo ambiente ha portato alla nascita di una comunità forte e coesa, come spesso è accaduto nella storia degli insediamenti montani. Da allora queste terre prendono il nome di Sclavanie , termine che indicava appunto le origini Slave delle prime popolazioni che abitarono questi territori. Oggigiorno Sclavanie ha completamente cambiato il proprio significato, tanto da essere stato assorbito dalla lingua Friulana per indicare, in maniera talvolta dispregiativa, le persone che vivono prevalentemente nelle zone montane di confine e che hanno mantenuto ancora vive le loro radici slave.
Tuttavia il fenomeno sociale dello spopolamento dei borghi montani ha minato la base per la trasmissione orale e la sopravvivenza di memorie e antiche tradizioni. Questo patrimonio, per quanto debole e assopito, risulta ancora presente. Il lavoro fotografico realizzato negli ultimi 5 anni da Davide Degano diventa uno strumento a sostegno delle minoranze linguistiche, per aiutare la conoscenza, la trasmissione, la conservazione e la valorizzazione di tale diversità culturale.
© Davide Degano dalla serie “Sclavanie”
© Davide Degano dalla serie “Sclavanie”
L’ABBANDONO DEI BORGHI AL CONFINE
La tenace e impavida resilienza di queste genti ha subito come in altre parti d’Italia il fascino della vita moderna, conveniente e confortevole. Nel periodo 1650 e 1750 nell’area si raggiunse un ammontare significativo di abitanti pari a circa 6.000 unità. Canebola nel 1650 contava 780 abitanti. Un’economia difficile e di sussistenza ma che sosteneva diversi centri abitati e migliaia di famiglie. Già nel 1800, tuttavia, ha inizio un declino e uno spopolamento progressivo che prosegue ancora oggi come testimoniato dai censimenti Istat. Nel decennio tra il 1960 e il 1970 sono ben 42 i borghi a svuotarsi completamente, a divenire “fantasma”. Un trend nazionale che alimenta l’immagine della montagna come terra di solitudine e fatica. Solo una minoranza fortunata di aree montane pare rilanciarsi grazie al turismo di massa che trasforma paesaggi secolari e identità, oltre a omogeneizzare le economie locali privandole di una propria ragione d’essere autonoma. Davide Degano si muove attraverso questa ricerca alla riscoperta dei luoghi di infanzia, tra un arcipelago di minuscoli borghi semi abbandonati. Qui incontra gli abitanti, ne raccoglie le memorie, le storie, i paesaggi. Un viaggio che invita alla riflessione sul destino dell’Italia composta al 70% da comuni con meno di 5.000 abitanti, circa il 20% della popolazione totale. Per rallentare l’emorragia demografica di una trama insediativa diffusa e piccola, e quindi la fuga dei giovani verso le aree urbane, servono alternative concrete. Nell’arco alpino diversi studi documentano pratiche e strategie di rigenerazione locale, esempi positivi di “ritorno al borgo”. Davide Degano ha scelto di affrontare la questione a casa propria, provando a misurarsi con una controversa visione, stregato dalla bellezza e potenza di queste terre.
© Backstage della ricerca, Davide Degano, dalla serie “Sclavanie”
© Davide Degano dalla serie “Sclavanie”
© Backstage della ricerca, Davide Degano, dalla serie “Sclavanie”
© Materiale di archivio, Davide Degano, dalla serie “Sclavanie”
© Backstage della ricerca, Davide Degano, dalla serie “Sclavanie”
© Davide Degano dalla serie “Sclavanie”
UNA RICERCA SU BASE ETNOGRAFICA
Sclavanie racconta la riscoperta di un microcosmo geografico, di un’area montana al confine tra Italia e Slovenia, ove affondano le radici dell’autore Davide Degano. Attraverso un riesame attivo, critico e consapevole del “locale” è indagata la memoria comune tramandata agli abitanti che resistono tra questi luoghi. Con uno sguardo etnografico, a partire dalle forme dell’abitare, dell’occupare la natura, del fare comunità, economia, paese, si isolano elementi e suggestioni culturali. Grazie alle fotografie tali elementi narrativi possono essere osservati rispetto alle minacce e opportunità del contemporaneo favorendo una lettura prospettica inedita. Esplorare i temi che più caratterizzano quest’area, come l’emigrazione e lo spopolamento dei piccoli borghi, diventa allora un’occasione per riflettere sui valori dell’abitare e del fare comunità, sulla loro trasformazione, degrado, estinzione ma anche riscoperta e fioritura. Che opportunità offrono questi territori? A quali vocazioni rispondono? Come possono competere nelle trame del globalismo metropolitano? La dimensione borgo montano non solo come strategia nostalgica di ri-posizionamento ma reale chance di rigenerazione di tessuti capaci di garantire occupazione e qualità del vivere come in pochi altri contesti. In questa logica di osservazione si inseriscono nella ricerca i contributi testuali e le analisi maturare sul campo dall’antropologa Livia Raccanello e dall’urbanista Michael Biesmann.
© Davide Degano dalla serie “Sclavanie”
© Materiale di archivio, Davide Degano, dalla serie “Sclavanie”
© Davide Degano dalla serie “Sclavanie”
MINORANZE SLAVE, LINGUA FRIULANA
La struttura linguistica del Friuli Venezia Giulia è molto complessa e unica nel suo genere, grazie alla sua posizione geografica che la rende un punto di passaggio obbligatorio sulle direttrici europee nord-sud, est-ovest. Qui si incontrano lingue latine, slave e germaniche, eredità di un passato che ha visto queste popolazioni vivere le une affianco alle altre. Questa particolarità rende il Friuli Venezia Giulia l’unica regione in Europa dove vengono ancora utilizzate ben quattro lingue ufficiali all’interno del medesimo territorio: l’italiano, lo sloveno, il friulano e il tedesco. All’interno di questo panorama linguistico ricco e articolato, trovano spazio ulteriore varietà linguistiche locali e regionali. Sclavanie, ha come obiettivo la valorizzazione di questo sterminato patrimonio culturale attraverso una pubblicazione. Il libro sarà edito da Penisola Edizioni è narrato in lingua italiana, in friulano e in sloveno attraverso le citazioni degli stessi residenti del luogo. Il libro è in prevendita da un prezzo scontato su Produzioni dal Basso. L’edizione sarà disponibile su richiesta in lingua friulana, in sloveno e in inglese.
INCONTRI DI FOTOGRAFIA è un appuntamento per condividere le proprie esperienze e passioni attorno alla fotografia.