
Fotografie di 
Memymom, Alexandre Furcolin Filho e Ali Ghorbani Moghaddam
A cura di
Steve Bisson
Orari
Domenica 16:30–19:30
Lab27 inaugura venerdì 18 aprile alle ore 21 la mostra “Fotografia è moda.”. Per la prima volta insieme, le opere del duo belga memymom, di Alexandre Furcolin Filho e di Ali Ghorbani Moghaddam offrono scorci di riflessione sulla moda in un contesto mediatico sovrappopolato da immagini, corpi mercificati e dettami tecnologici. La mostra esplora il legame tra due fenomeni distintivi e complementari della società contemporanea: l’ascesa della produzione di immagini e il crescente bisogno delle persone di apparire.
La moda non risponde soltanto a esigenze funzionali o sociali del corpo; è un mezzo di espressione che plasma o condiziona le identità, connettendole a un discorso visivo globale. Ecco la fotografia che si fa abito dell’individuo, a sua immagine e testimonianza, al servizio di un io sempre meno monaco di sé stesso. La fotografia si intreccia con la moda in una funzione ormai esponenziale. Così come abbonda la fotografia – riproducibile, usa e getta, istantanea, emotiva, a volte persino inutile – ecco la moda, il fashion, dal francese façon, modo di fare più che d’essere, con la sua stagionalità capricciosa, il prêt-à-porter, il “fast”, anche quando finisce in discarica.
Una vitale apparenza è ciò che unisce il bisogno di moda alla sua rappresentatività: l’illusione dell’esserci, e a modo proprio. La moda come profilassi fotogenica dell’individuo, ma anche come manifestazione di desideri, sogni, e fede nella bellezza. La fotografia di moda è fenomenologia della società, dei suoi substrati culturali e delle sue irriducibili pulsioni soggettive. La sovrapproduzione di immagini, alimentata da internet e dai social media, sta trasformando radicalmente il modo in cui la moda viene fotografata, consumata e interpretata, spingendo verso una riflessione più critica sul valore delle immagini e sulla loro transitorietà in un mondo costantemente “in transito”.

Dal 2004, Marilène Coolens e Lisa De Boeck, madre e figlia, formano un duo artistico prolifico sotto il nome di Memymom. Il progetto nasce negli anni ’90 in un contesto domestico dove “la casa” si trasforma in un palcoscenico teatrale aperto a interpretazioni. Oggi, il loro dialogo esprime tutto il potenziale di una relazione creativa fatta di visioni, immaginari e valori ma anche di fiducia e reciproca comprensione. Lisa e Marilène sono contemporaneamente fotografa e modella, scenografe, stiliste e registe di questo mondo in cui nuove figure hanno iniziato a fare da comparse. Memymom evidenzia il potere delle relazioni che si creano durante il processo creativo. Ogni immagine diventa un incontro anche con lo spettatore. Non è più solo un risultato, così come la moda non è più solo un’apparenza esteriore; vive nell’individuo di altri riflessi e verità intime. La fotografia di moda non è solo una questione di estetica. La sua forza risiede anche nelle relazioni che si intrecciano tra il fotografo e il soggetto.

Memymom, The Superspreader, February 2020
Alexandre Furcolin Filho, artista brasiliano e fotografo di moda, mescola le aspettative tipiche dell’industria con un atteggiamento più realistico, vernacolare o addirittura documentario, quale espediente per resistere alla “deriva” commerciale di un’immagine ritoccata, satura, digitale e massiva. Un invito a ritrovare spontaneità nella moda, nell’accostamento casuale di colori o nei riflessi della quotidianità, ad esplorare comportamenti, identità e significati più profondi. Le pose, gli sguardi, le ambientazioni sono altrettante domande su ciò che si nasconde dietro la superficie del visibile. Anche la fotografia di moda, può stimolare una forte empatia con i soggetti, mettendo in luce tratti della personalità o le emozioni dei modelli, rendendoli più umani, familiari e vicini a chi osserva, lontano dalle astrazioni da passerelle. Quando i soggetti vengono ritratti in ambienti più genuini o in situazioni che richiamano la vita di tutti i giorni, la fotografia di moda diventa una sorta di specchio del nostro tempo e delle nostre esperienze, restituendoci un senso di appartenenza e una comprensione meno effimera del mondo che ci circonda.

Alexandre Furcolin Filho

Alexandre Furcolin Filho
Ali Ghorbani Moghaddam, fotografo persiano, di moda, e d’arte, docente presso Paris College of Art, nella sua pratica mette in discussione i canoni della bellezza, le norme estetiche, le aspettative del lusso, alla ricerca di rappresentazioni provocatorie, non conformi. Interroga visivamente il rapporto tecnologico tra fotografia e moda, sperimentando con una vasta gamma di incursioni e contaminazioni analogiche e digitali, distaccandosi dalla perfezione, manifestando l’errore, la frattura, il glitch, la natura “fotoscioppata” di ciò che percepiamo, l’artificiale che appare organico, il caos dei significati. Con irriverenza svela i caratteri della nevrosi iconagrafica contemporanea e riporta l’attenzione sull’immagine come costruzione, e sulla moda come possibilità e mistero. La realtà non è qualcosa di statico, non è una convenzione, bensì un invito a meravigliarsi. In questo modo, la fotografia di moda non si limita a presentare una realtà già definita, ma diventa una riflessione continua sulla costruzione dell’immagine e sulla sua relazione con chi guarda, e spingendoci a considerare il modo in cui vediamo, rappresentiamo e leggiamo il mondo che ci circonda.

Ali Ghorbani Moghaddam

Ali Ghorbani Moghaddam












Fotografie di 
Memymom, Alexandre Furcolin Filho e Ali Ghorbani Moghaddam
A cura di
Steve Bisson
Orari
Domenica 16:30–19:30
Lab27 inaugura venerdì 18 aprile alle ore 21 la mostra “Fotografia è moda.”. Per la prima volta insieme, le opere del duo belga memymom, di Alexandre Furcolin Filho e di Ali Ghorbani Moghaddam offrono scorci di riflessione sulla moda in un contesto mediatico sovrappopolato da immagini, corpi mercificati e dettami tecnologici. La mostra esplora il legame tra due fenomeni distintivi e complementari della società contemporanea: l’ascesa della produzione di immagini e il crescente bisogno delle persone di apparire.
La moda non risponde soltanto a esigenze funzionali o sociali del corpo; è un mezzo di espressione che plasma o condiziona le identità, connettendole a un discorso visivo globale. Ecco la fotografia che si fa abito dell’individuo, a sua immagine e testimonianza, al servizio di un io sempre meno monaco di sé stesso. La fotografia si intreccia con la moda in una funzione ormai esponenziale. Così come abbonda la fotografia – riproducibile, usa e getta, istantanea, emotiva, a volte persino inutile – ecco la moda, il fashion, dal francese façon, modo di fare più che d’essere, con la sua stagionalità capricciosa, il prêt-à-porter, il “fast”, anche quando finisce in discarica.
Una vitale apparenza è ciò che unisce il bisogno di moda alla sua rappresentatività: l’illusione dell’esserci, e a modo proprio. La moda come profilassi fotogenica dell’individuo, ma anche come manifestazione di desideri, sogni, e fede nella bellezza. La fotografia di moda è fenomenologia della società, dei suoi substrati culturali e delle sue irriducibili pulsioni soggettive. La sovrapproduzione di immagini, alimentata da internet e dai social media, sta trasformando radicalmente il modo in cui la moda viene fotografata, consumata e interpretata, spingendo verso una riflessione più critica sul valore delle immagini e sulla loro transitorietà in un mondo costantemente “in transito”.

Dal 2004, Marilène Coolens e Lisa De Boeck, madre e figlia, formano un duo artistico prolifico sotto il nome di Memymom. Il progetto nasce negli anni ’90 in un contesto domestico dove “la casa” si trasforma in un palcoscenico teatrale aperto a interpretazioni. Oggi, il loro dialogo esprime tutto il potenziale di una relazione creativa fatta di visioni, immaginari e valori ma anche di fiducia e reciproca comprensione. Lisa e Marilène sono contemporaneamente fotografa e modella, scenografe, stiliste e registe di questo mondo in cui nuove figure hanno iniziato a fare da comparse. Memymom evidenzia il potere delle relazioni che si creano durante il processo creativo. Ogni immagine diventa un incontro anche con lo spettatore. Non è più solo un risultato, così come la moda non è più solo un’apparenza esteriore; vive nell’individuo di altri riflessi e verità intime. La fotografia di moda non è solo una questione di estetica. La sua forza risiede anche nelle relazioni che si intrecciano tra il fotografo e il soggetto.

Memymom, The Superspreader, February 2020
Alexandre Furcolin Filho, artista brasiliano e fotografo di moda, mescola le aspettative tipiche dell’industria con un atteggiamento più realistico, vernacolare o addirittura documentario, quale espediente per resistere alla “deriva” commerciale di un’immagine ritoccata, satura, digitale e massiva. Un invito a ritrovare spontaneità nella moda, nell’accostamento casuale di colori o nei riflessi della quotidianità, ad esplorare comportamenti, identità e significati più profondi. Le pose, gli sguardi, le ambientazioni sono altrettante domande su ciò che si nasconde dietro la superficie del visibile. Anche la fotografia di moda, può stimolare una forte empatia con i soggetti, mettendo in luce tratti della personalità o le emozioni dei modelli, rendendoli più umani, familiari e vicini a chi osserva, lontano dalle astrazioni da passerelle. Quando i soggetti vengono ritratti in ambienti più genuini o in situazioni che richiamano la vita di tutti i giorni, la fotografia di moda diventa una sorta di specchio del nostro tempo e delle nostre esperienze, restituendoci un senso di appartenenza e una comprensione meno effimera del mondo che ci circonda.

Alexandre Furcolin Filho

Alexandre Furcolin Filho
Ali Ghorbani Moghaddam, fotografo persiano, di moda, e d’arte, docente presso Paris College of Art, nella sua pratica mette in discussione i canoni della bellezza, le norme estetiche, le aspettative del lusso, alla ricerca di rappresentazioni provocatorie, non conformi. Interroga visivamente il rapporto tecnologico tra fotografia e moda, sperimentando con una vasta gamma di incursioni e contaminazioni analogiche e digitali, distaccandosi dalla perfezione, manifestando l’errore, la frattura, il glitch, la natura “fotoscioppata” di ciò che percepiamo, l’artificiale che appare organico, il caos dei significati. Con irriverenza svela i caratteri della nevrosi iconagrafica contemporanea e riporta l’attenzione sull’immagine come costruzione, e sulla moda come possibilità e mistero. La realtà non è qualcosa di statico, non è una convenzione, bensì un invito a meravigliarsi. In questo modo, la fotografia di moda non si limita a presentare una realtà già definita, ma diventa una riflessione continua sulla costruzione dell’immagine e sulla sua relazione con chi guarda, e spingendoci a considerare il modo in cui vediamo, rappresentiamo e leggiamo il mondo che ci circonda.

Ali Ghorbani Moghaddam

Ali Ghorbani Moghaddam










